Google vede tutto, e lo fa decisamente troppo bene
Prima di iniziare questo post, voglio essere completamente onesto: no, non l’ho scritto solo perché sono amareggiato dal fatto che Google tratti il mio blog come se fosse l’ultimo dei siti di ricette vegane scritto da un gatto. E no, non è assolutamente una vendetta personale per tutte quelle volte che ho controllato ossessivamente la Search Console vedendo i miei post sprofondare negli abissi della SERP, superati in rilevanza persino dal blog di mia zia sui suoi viaggi in camper (che tra l’altro ha smesso di aggiornare nel 2015).
Questo è un post serio, professionale e assolutamente non influenzato dal fatto che Google consideri i miei contenuti “di basso valore”. Anzi, sono sicuro che questa volta sarà diverso. Dopotutto, sto parlando di loro! Non possono ignorarmi per sempre… vero?
*Controlla nervosamente la Search Console per l’ennesima volta*
Ma bando alle vendette personali che, ripeto, NON sono assolutamente il motivo di questo post. Parliamo invece di come Google veda e analizzi le nostre foto in modi che farebbero sembrare i miei problemi di indicizzazione una bazzecola in confronto…
Ti sei mai chiesto cosa vede davvero Google nelle immagini dei tuoi gattini che carichi su photos? Probabilmente pensi che veda solo un adorabile felino che dorme sul divano, ma la realtà è molto più inquietante.
La Storia Dietro la Scoperta
Tutto è iniziato quando Vishnu Mohandas, un ex ingegnere di Google che lavorava su Google Assistant, ha deciso di dare un taglio netto con il colosso di Mountain View. Il motivo? La collaborazione di Google con il Pentagono per sviluppare IA per l’analisi di filmati di droni. Non proprio il tipo di progetto che ti fa dormire sonni tranquilli.
Ma invece di limitarsi a lasciare l’azienda, Mohandas ha deciso di fare qualcosa di più: ha creato Ente, un servizio di archiviazione foto alternativo che è:
- Open source
- End-to-end encrypted
- Completamente trasparente
E fin qui, direte voi, niente di straordinario. Ma aspettate…
Il Colpo di Genio: Usare Google Contro Se Stessa
Un weekend di maggio, a uno degli stagisti di Ente è venuta un’idea brillante: perché non mostrare alle persone cosa può vedere realmente l’IA di Google nelle loro foto? Così è nato Theyseeyourphotos.com, un sito che utilizza le stesse API di computer vision di Google per analizzare le foto che caricate.
Il risultato? Beh, preparatevi, perché è più inquietante di quella volta che avete trovato il vostro gatto che vi fissava nel cuore della notte.
Cosa Vede Davvero Google
Prendiamo un esempio concreto. Mohandas ha caricato una semplice foto di famiglia scattata davanti a un tempio in Indonesia. Ecco cosa ha notato l’IA:
- Il modello esatto dell’orologio indossato dalla moglie (un Casio F-91W)
- L’ora mostrata dall’orologio (circa le 14:00)
- L’etnia presunta della famiglia (“probabilmente di origine sud asiatica”)
- La classe sociale percepita (“ceto medio”)
- Il tipo di abbigliamento (“appropriato per il turismo”)
- L’espressione facciale (“contentezza condivisa”)
- Le condizioni meteorologiche (“cielo parzialmente nuvoloso”)
- La vegetazione circostante
- I metadati dell’immagine
E questo è solo ciò che emerge da una singola foto!
Le Implicazioni per la Privacy
Ok, ora che vi ho fatto spaventare abbastanza (scusate, non era mia intenzione farvi buttare il telefono dalla finestra), parliamo seriamente delle implicazioni:
Profilazione Dettagliata
- Google può creare profili incredibilmente dettagliati degli utenti
- Può tracciare abitudini, preferenze e relazioni
- Può dedurre status sociale, etnia e persino stato emotivo
Uso Futuro dei Dati
- Come verranno utilizzate queste informazioni tra 10, 20 anni?
- Chi avrà accesso a questi dati?
- Quali nuove tecnologie potrebbero essere sviluppate per analizzarli?
Manipolazione Potenziale Come sottolinea Mohandas, queste informazioni potrebbero essere usate in futuro per manipolare le persone da:
- Inserzionisti
- Siti di incontri
- Datori di lavoro
- Industrie che ancora non esistono
Ma Google Cosa Dice?
Google, naturalmente, cerca di tranquillizzare tutti. Secondo loro:
- Le foto vengono usate solo per addestrare modelli che aiutano a gestire le librerie di immagini
- Non vendono i contenuti a terze parti
- Non usano le foto per scopi pubblicitari
Ma c’è un “ma” grande come una casa: i dati non sono end-to-end encrypted, quindi Google ha sempre accesso alle vostre immagini.
Una Riflessione Personale: Tra Paranoia e Realtà
Vi confesso una cosa: mentre scrivevo questo post, ho fatto un esperimento. Ho caricato alcune delle mie foto su Theyseeyourphotos.com. Foto che pensavo fossero banali, insignificanti. E quello che ho scoperto mi ha fatto venire i brividi.
C’era quella foto del pranzo di Natale del 2010. L’IA non si è limitata a identificare il panettone sulla tavola, ma ha dedotto il probabile reddito familiare dalla marca delle bottiglie di vino, il tipo di arredamento, persino lo stato delle relazioni familiari dalle espressioni facciali e dalla disposizione delle persone intorno al tavolo. “Famiglia di classe media, relazioni apparentemente positive, abitazione ben mantenuta con elementi di design moderno ma non lussuoso.” Mi sono sentito… nudo.
E poi c’era quella foto che ho scattato in una escursione in montagna. Pensavo fosse solo un bel panorama. Per l’IA era una miniera d’oro di informazioni: il modello del mio smartphone (dalla qualità e dai metadati dell’immagine), il mio livello di fitness (dal tipo di percorso e dall’altitudine), persino il mio abbigliamento tecnico che, a quanto pare, suggeriva “un interesse per le attività outdoor di livello intermedio con disponibilità a investire in attrezzatura di qualità media”.
Il Paradosso della Condivisione
La verità è che mi trovo in un paradosso. Come sviluppatore, sono affascinato dalle potenzialità di questa tecnologia. È incredibile vedere come l’IA possa estrarre così tante informazioni da una singola immagine. La parte nerd in me non può fare a meno di pensare “wow, questo è fichissimo!”
Ma poi c’è l’altra parte di me, quella che si preoccupa per la privacy, che si chiede dove finirà tutto questo. Quella parte che, dopo aver scritto questo articolo, ha passato tre ore a rivedere le impostazioni di privacy di tutti i suoi account social (sì, anche quello di LinkedIn che non aggiorno dal 2019).
Un Futuro Non Così Distante
E mentre scrivo questo post dal mio ufficio casalingo (dettaglio che Google probabilmente ha già dedotto da centinaia di miei selfie in smartworking), mi chiedo: tra dieci anni, quanto saprà Google di noi? Quale profilo psicologico avrà creato l’IA analizzando tutte le mie foto o dei miei familiari?
Alternative Esistono, Ma C’è un Prezzo da Pagare
Ente si propone come alternativa più sicura e privata, ma come ogni cosa nella vita, ci sono pro e contro:
Pro di Ente:
- Open source e trasparente
- End-to-end encrypted
- Non utilizza i vostri dati per addestrare IA
- Backup privati doppi
Contro di Ente:
- Funzionalità di condivisione meno avanzate
- Ricerca più limitata
- Se perdete la password/chiave di cifratura, perdete tutto
- Meno esperienza nella conservazione a lungo termine
Cosa Possiamo Fare?
Essere Consapevoli
- Pensate due volte prima di caricare foto sensibili
- Considerate cosa potrebbero rivelare le vostre foto
- Riflettete sulle implicazioni a lungo termine
Prendere Precauzioni
- Usate servizi di storage alternativi per contenuti sensibili
- Disattivate le funzioni di analisi quando possibile
- Fate backup locali delle vostre foto più importanti
Fare Scelte Informate
- Valutate i pro e contro di ogni servizio
- Decidete quanto vale la vostra privacy
- Bilanciate comodità e sicurezza
Conclusione: Paranoia o Prudenza?
Come dice Mohandas:
Potrei sembrare paranoico a qualcuno, ma non sappiamo come sarà il futuro, e non fa male essere cauti, non fa male avere un’opzione.
È un po’ come quando il vostro gatto fissa intensamente un angolo vuoto della stanza: potreste pensare che stia esagerando, ma forse vede qualcosa che voi non potete vedere. Nel caso di Google e delle nostre foto, sappiamo esattamente cosa sta guardando, e forse è il momento di iniziare a preoccuparci un po'.
Non sto suggerendo di cancellare immediatamente tutti i vostri account Google e di trasferirvi in una capanna nei boschi senza connessione internet (anche se, ammetto, a volte la tentazione c’è). Ma forse è il momento di iniziare a pensare più attentamente a cosa condividiamo e con chi.
E sì, lo so che sembro il classico complottista con il cappello di stagnola in testa. Ma forse, e dico forse, un po’ di sana paranoia non fa poi così male. Dopotutto,
Se non sei paranoico, probabilmente ti stanno già spiando