Spotify Wrapped 2024: Quando l'IA Vuole Farti da DJ

Spotify Wrapped 2024 con IA
L'evoluzione dell'ascolto musicale nell'era dell'IA
Matteo 5 min

Ti ricordi quando il massimo dell’ansia social era condividere la tua top 5 di artisti su MySpace? Bei tempi semplici. Ora Spotify ha deciso di alzare ulteriormente l’asticella del disagio digitale con il Wrapped 2024. Quest’anno il gigante dello streaming musicale ha infatti deciso di far analizzare i tuoi gusti musicali da un’intelligenza artificiale. Perché apparentemente non bastava più avere un riassunto colorato del tuo anno in musica, ora serve anche un bot che ti dica quanto sei basic nei tuoi gusti musicali. Ma andiamo con ordine, e scopriamo insieme perché quest’anno il tuo Wrapped potrebbe farti sentire come in un episodio di Black Mirror.

E già immagino la scena: stai per aprire il tuo Wrapped, le mani tremano, il cuore batte forte… e boom! Scopri che “Espresso” di Sabrina Carpenter è la tua canzone più ascoltata dell’anno. Non preoccuparti, non sei solo: è letteralmente LA canzone più streammata del 2024. Il problema è che ora non hai solo le statistiche a ricordartelo, ma anche un’IA che, con voce fin troppo umana, analizza la tua ossessione per questo tormentone. “Ho notato che hai ascoltato Espresso 247 volte alle 3 del mattino. Tutto bene?”. No cara IA, non tutto bene, ma apprezzo il tentativo di psicanalisi musicale.

Il Nuovo Spotify Wrapped: Quando l’IA Vuole Fare il DJ

Spotify ha deciso di collaborare con Google AI, usando NotebookLM per creare un podcast personalizzato per ogni utente. È come avere un amico un po’ nerd che analizza le tue playlist, solo che questo amico è un robot e a volte pronuncia male i nomi delle canzoni. Ma hey, chi di noi non ha mai storpiato il nome di un artista K-pop?

Come Funziona il Podcast AI

Il sistema utilizza due bot di NotebookLM che prendono i tuoi dati di ascolto e li trasformano in una conversazione. È come se due robot si sedessero a un tavolo a parlare dei tuoi gusti musicali mentre tu ascolti imbarazzato. E sì, pronunciano anche il tuo nome, il che secondo alcuni utenti è “wild” (cit.) e secondo altri è abbastanza inquietante da far sembrare Black Mirror una commedia romantica.

Le Reazioni degli Utenti: Non Proprio un Grammy

La nuova feature non ha esattamente fatto centro con gli utenti. È come quando qualcuno cerca di essere “cool” usando slang giovanili ma ha chiaramente superato i 40: l’intenzione è apprezzabile, ma il risultato è… discutibile.

Le Critiche Principali

  1. “Sembra Forzato”: Molti utenti, come Ali Amir di Londra, pensano che Spotify stia cercando di saltare sul carro dell’IA solo perché va di moda. È come quando tuo zio ha iniziato a usare gli emoji in ogni messaggio: nessuno gliel’ha chiesto, ma lui lo fa lo stesso.

  2. “Pensiamo agli Artisti”: C’è chi fa notare che questi investimenti in IA potrebbero essere meglio spesi per pagare di più gli artisti. Immagina spendere soldi per far parlare dei robot dei tuoi gusti musicali invece di pagare decentemente chi quella musica la crea. Non proprio il massimo delle PR.

  3. “Era Meglio Prima”: Cierra Gaines dalla Florida sostiene che l’edizione dello scorso anno aveva “più cuore”. Perché a quanto pare ora preferiamo che un algoritmo ci dica quanto siamo ossessionati da Taylor Swift invece di scoprirlo da soli.

I Numeri che Contano

Ma parliamo di cose serie: i numeri del 2024. Taylor Swift continua a dominare il mondo della musica con più di 26 miliardi di stream. Il suo album “The Tortured Poets Department: The Anthology” è il più ascoltato dell’anno. È praticamente la regina di Spotify, e a questo punto probabilmente anche della tua playlist “Per piangere sotto la doccia”.

L’Elefante nella Stanza: La Privacy

Edward Bilous, del Juilliard’s Center for Creative Technology, fa notare che Wrapped è fondamentalmente un modo carino per ricordarci quanto Spotify sappia di noi. Ma apparentemente siamo tutti così eccitati di condividere i nostri gusti musicali sui social che non ci importa che un’azienda sappia esattamente quante volte abbiamo ascoltato “All Too Well (10 Minute Version)” alle 3 del mattino.

La Solitudine dell’Ascoltatore Moderno

C’è un aspetto interessante che emerge da tutto questo: l’ascolto della musica è diventato un’esperienza sempre più solitaria. Non è più come una volta, quando ci si riuniva per ascoltare un vinile tutti insieme. Ora ognuno ha la sua playlist personale, le sue cuffie, il suo mondo sonoro privato. Spotify ci permette di “curare la nostra identità personale”, come dice Bilous. È come se ognuno di noi fosse il regista della colonna sonora della propria vita.

L’Ultima Frontiera dell’Echo Chamber

Joe Bennett, un musicologo della Berklee College of Music, la mette giù ancora più dura: questo podcast AI è “l’ultima frontiera dell’echo chamber”. In pratica, è come parlare con qualcuno che è d’accordo con te su tutto… perché quel qualcuno sei praticamente tu. O meglio, un’IA che ti ripete quello che già sai di te stesso.

Disponibilità Limitata (Per Fortuna o Purtroppo?)

Per ora, il podcast AI è disponibile solo in inglese e in alcuni paesi selezionati (USA, UK, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Irlanda e Svezia). Quindi se sei italiano e stai leggendo questo articolo, per ora sei “salvo” dall’avere un’IA che commenta i tuoi gusti musicali. Ma chi lo sa, magari l’anno prossimo avremo un bot che ci giudica in dialetto.

Conclusione: Il Futuro è Qui (E Ha un Accento Robotico)

Che ci piaccia o no, questa è la direzione che sta prendendo la tecnologia. Spotify non è l’unica: anche YouTube Music sta sperimentando con l’IA attraverso il suo sistema “Ask Music”. È come se ci fosse una gara a chi rende più “smart” l’ascolto della musica, quando magari quello che vogliamo è solo ascoltare le nostre canzoni preferite in pace.

Ma forse la vera domanda è: abbiamo davvero bisogno di un’IA che ci dica che ascoltiamo troppo Taylor Swift? Non lo sapevamo già?

P.S. Se state leggendo questo articolo mentre ascoltate Spotify, sappiate che un’IA da qualche parte sta prendendo nota. E probabilmente sta anche giudicando i vostri gusti musicali. Ma hey, almeno ora lo fa in podcast!

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